Una gioia da condividere Dopo Lisbona
La luminosa alba sorta dal fiume Tago, alla mattina della festa della Trasfigurazione di Gesù, brilla ancora negli occhi dei giovani che hanno partecipato alla 37° Giornata mondiale della Gioventù, svoltasi a Lisbona lo scorso mese di agosto. Accorsi da 140 paesi del mondo, sono stati oltre un milione, tra cui 65 mila italiani, i pellegrini che hanno detto il proprio Sì alla chiamata del Papa. Come Maria che «Si alzò e andò in fretta» (Lc 1,39), hanno deciso di seguire la Stella, portare il proprio zaino in spalla per parecchi chilometri e vivere un’autentica esperienza di fede nella capitale portoghese. L’incontro delle diverse lingue, culture e nazioni, ha permesso di rafforzare in ciascuno l’idea di una Chiesa universale, in cui occorre fortificare le relazioni di comunità che, se vissute come dono e servizio, aprono la strada ad un cammino di vera gioia. Questi i temi ricorrenti nelle parole di Papa Francesco, ospite d’eccezione durante la Via Crucis del venerdì sera alla “Collina dell’incontro”, e nei due momenti della Veglia di Adorazione notturna del sabato e della celebrazione eucaristica domenicale svoltesi nel “Campo della Grazia”. Slogan e parole suggerite con la tenerezza di un Padre e con la forza di un vero Testimone di Cristo. “Non abbiate paura” (“Não tenham medo”, in lingua autoctona), con cui ha invitato i giovani presenti ad avere il coraggio di credere in loro stessi, non nascondendo le proprie fragilità, ma rendendo punto di forza l’incredibile scoperta del cristiano: Dio ci ama immensamente, così come siamo, peccatori, ma preziosi nella nostra singolarità. Consapevoli di ciò, la nuova sfida diventa il saper essere “inquieti”, per non abituarsi alla “normalità piatta che anestetizza l’anima” e che la società di oggi propone. Occorre ripartire, uscire dalla rassegnazione, alzarsi e mettersi in cammino sulla via dell’Amore. L’allenamento nel perseguire i propri obiettivi, nella quotidianità così come nella fede, diventa fondamentale. Sebbene talvolta si cade e si vivono dei fallimenti, nei giovani non deve mai mancare la certezza del Risorto, che abbraccia ciascun dolore attraverso la via della Croce e dona speranza di vita eterna. I giovani partiti per la Giornata mondiale della Gioventù, dunque, si sono sentiti chiamati, ciascuno per nome, nella fragorosa moltitudine di pellegrini. Ascoltando le parole del Vangelo, riflettendo nei momenti di catechesi (sui temi dell’amicizia sociale e dell’ecologia integrale) e accostandosi al Sacramento della Riconciliazione, hanno riscoperto di essere tutti fratelli in Cristo. Al termine del viaggio, canticchiando l’inno della GMG, “in fretta si va” (“hà press no ar”), si ritorna a casa. L’opportunità di aver vissuto un’esperienza di relazione e di incontro dà certezza che la gioia è missionaria e i giovani, “missionari della gioia”, sono destinati a portare molto frutto nella vigna del Signore.
di Gabriella Ruggeri
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