Una icona pasquale. La deposizione di Cristo (Ἀποκαθήλωσις)
- taborsettepuntozer
- 30 mar 2024
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Un muto silenzio irreale incombe sulla scena del Cristo deposto dalla croce, avvolto in fasce: tace il Padre pure invocato “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?”, solo un tenero bacio della madre sembra voler restituire vita al Figlio giacente esanime, le lacrime asciutte di una donna (Maria di Cleofa), sguardi teneri e carezze di discepoli (Giovanni, Giuseppe d’Arimatea, Nicodemo) coccolano il corpo segnato dalle torture, mani protese in un gesto quasi orante di un’altra donna (Maria di Magdala, mirofora), rendono umano, carico d’affetti, questo indicibile dramma della morte dell’uomo dei dolori, che assume su di sé la violenza distruttiva del peccato, del male del mondo.
E se nera e la croce, se nero è l’abito della madre del Cristo, il buio delle tenebre tuttavia è trasfigurato dal luminoso oro di sfondo dell’icona, rifulge così sul Figlio la Gloria del Padre, ben oltre la morte, un annuncio gioioso, gravido di risurrezione e di vita. Nel rinnovato “Venerdì santo” dei nostri tristi giorni di morte per la ferocia delle guerre, uomini e donne, giovani e bambini, cadono vittime innocenti, vite mietute e sottratte agli amori più cari, precipitano nel baratro del nulla, come se fossero numeri di una contabilità spietata senza volti, senza storie, senza nomi. L’assurda disumanità dell’uomo ed il silenzio di un Dio avvertito lontano ci scuotono e ci squassano nell’intimo.
Colui che non ha lasciato nell’ombra della morte il suo Figlio, l’amato, risuscitandolo dallo sheol, apra il nostro cuore ad attese di vita nuova negli odierni scenari di dolore, di sofferenza e di lutto in cui si agita un’umanità votata all’autodistruzione. La contemplazione orante del Crocifisso, di ogni crocifisso affidato alle nostre cure, rigeneri le nostre coscienze oppresse dalla colpa del male arrecato ai fratelli, ci muova a compassione e ci conduca in nuovi percorsi di riconciliazione e di perdono fraterno. “Amiamo perchè siamo stati amati”. (S. Agostino, Discorso 34.2)
Sarà per l’umanità un’alba di Risurrezione. “Cristo è risorto dai morti, calpestando con la sua morte la Morte. E a quanti erano nel sepolcro ha donato la vita”. (tropario pasquale) Il Giubileo del 2025.
di Mons. Santino Colosi
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