Una professoressa Lettera alle Istituzioni
Vi scrivo per comunicarVi la mia preoccupazione in merito agli eventi che hanno segnato il rientro dalle vacanze natalizie. La mia preoccupazione è legata agli esiti negativi che la situazione della sospensione dell'attività didattica in presenza potrà avere su tutti i nostri alunni, anche quelli che, solo apparentemente, vanno avanti serenamente, confidando nelle nostre ulteriori promesse di una ripresa in normalità. Vi manifesto la mia perplessità anche come madre.
Abbiamo dato un'immagine distorta della vita democratica, abbiamo promesso ciò che, già in partenza, sapevamo che non avremmo potuto mantenere, per varie ragioni e ciascuno per il ruolo che ricopre. Al senso del dovere della maggioranza sono corrisposti la mancanza di senso civico e senso di appartenenza della minoranza e la mancanza di coerenza e capacità (o volontà) organizzativa da parte vostra. Una domanda mi tormenta: "Salveremo questi ragazzi e noi stessi da cosa? Dal virus? Dalla morte per asfissia? Dalla terapia intensiva?". È noto a tutti il malessere psicologico che serpeggia nella popolazione studentesca, da due anni a questa parte, e che è stato causato da questo clima di incertezza e dalla mancanza di un contatto diretto con compagni e docenti. Non che le condizioni degli adulti siano migliori. Ricordando Don Milani, credo fermamente che il nostro imperativo dovrebbe essere "prendersi cura" dei nostri ragazzi, non solo sul piano materiale, ma anche e soprattutto psicologico: ascoltare i loro bisogni e le loro preoccupazioni. Quale futuro stiamo consegnando loro? Quali prospettive stiamo aiutandoli a intravedere all’orizzonte? Quale visione del senso del dovere e della partecipazione politica stiamo proponendo? Quali competenze relazionali stiamo costruendo?
La scuola vive un momento buio, perchè è adesso che i ragazzi e le famiglie hanno più bisogno di noi e noi non dobbiamo e non possiamo abbandonarli. Aggiungo che anche noi docenti abbiamo bisogno della scuola, che ci riporti alla normalità e che ci proietti nel futuro. Non è forse anche questo il senso del nostro lavoro? Costruire futuro? Fondare le basi della società?
Forse questo mio sfogo cadrà inascoltato. Con la speranza che ci ravvediamo in tempo, porgo Cordiali saluti.
di Oriana Scampitelli
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