Una società violenta - “DISARMIAMO IL NOSTRO CUORE”
- taborsettepuntozer
- 2 giorni fa
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La violenza costituisce, da molto tempo, l’argomento principale degli organi di informazione di massa: ciò è dovuto al fatto che essa è aumentata, vertiginosamente, in tutto il mondo. Questo fenomeno, infatti, sembra aver “invaso” ogni singolo aspetto della nostra realtà. Attraverso una attenta analisi si evidenzia che in questi ultimi tempi, la violenza si è insinuata, prepotentemente, in famiglia, nella scuola e nella società, concorrendo ad accrescere il cosiddetto “numero oscuro” che tanto pesa sulle statistiche di “ogni genere” di atti violenti. Tutto questo crea un clima di sfiducia e costituisce un ostacolo alla coesione sociale che sembra diventare sempre più fragile. Molti si sono chiesti quale potrebbe essere la causa della rapida diffusione di questo fenomeno: alcuni attribuiscono la responsabilità ai social (molto diffusi tra i giovani) dai quali trapelano foto e video dai contenuti sempre più inquietanti, che sembrano invogliare a emulare ciò che si vede. A tal proposito il sociologo Paolo Crepet afferma che “I social sono stati degli incredibili moltiplicatori di violenza” spiegando anche che il problema esiste da tempo e che, a causa dei social, episodi isolati diventano mainstream. La studiosa Lucrezia Ercoli, docente di “Storia dello spettacolo” all’Accademia di Belle Arti di Bologna, nel suo ultimo libro “Lo spettacolo del male” spiega come la violenza ai giorni nostri venga declinata sotto forma di intrattenimento e ci mostra che la sua “spettacolarizzazione” è un problema che ha riguardato l’uomo sin dai tempi antichi. La scrittrice avvia le sue riflessioni partendo da un passo delle “Confessioni” di Sant’Agostino in cui egli narra di un suo allievo che recatosi a Roma per vedere uno spettacolo di gladiatori è convinto di poter chiudere gli occhi nel momento in cui un uomo ne ucciderà un altro per poter divertire il pubblico. Invece l’allievo, quando sentirà la folla gridare, non potrà fare a meno di aprire gli occhi e di rimanere “sconvolto e catturato” da quella scena che farà nascere in lui il desiderio di vederne altre. Da ciò si evince che è fondamentale “sensibilizzare ed educare” per prevenire ogni forma di violenza come espressione di crudeltà disumana.
Secondo un’opinione diffusa, ogni tipo di atto violento dipende dalla preoccupante assenza di quei valori fondamentali che alimentano la crescita della persona e il consolidamento del vivere civile. Quindi, per limitare tale fenomeno, occorre, innanzitutto, recuperare quei sani principi che consentano ad ogni uomo di crescere nutrendosi di quella dimensione “umana e cristiana” che sembra, ormai, dimenticata. Diceva il Mahatma Gandhi “La non-violenza è il primo articolo della mia fede”. Se questo messaggio di “fede” diventasse patrimonio dell’intera umanità e arrivasse al cuore di tutti e di ciascuno, il mondo potrebbe, veramente, essere un “posto migliore”.
di Claudio Furci

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