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Una Vigna per tutti

Settembre è un mese tutto particolare: oltre che rievocare la fine dell’estate e la ripresa delle varie attività, è il tempo per eccellenza dedicato alla vendemmia! È questo infatti il periodo in cui nella nostra terra, dopo tutto un anno trascorso nei vigneti tra cure e attenzioni intrise di tanta fatica e altrettanta pazienza, finalmente i vignaioli possono da un lato godere della bellezza e della fragranza dei grappoli maturi e dall’altra attrezzarsi con ancora parecchia fatica e pazienza per la raccolta e la successiva pigiatura dell’uva nell’attesa di sorseggiare, sul finire dell’autunno, dei gustosi calici di vino. Dei racconti dei più anziani e di qualche mia piccolissima esperienza passata sul tempo della vendemmia mi piace evidenziare l’aspetto festivo e aggregativo che insieme alla laboriosità caratterizzava e, in parte, continua a caratterizzare questo momento dell’anno: intere famiglie si ritrovavano con altre famiglie tra i vigneti per la raccolta dell’uva e “o pammentu”, tra una pigiata e l’altra, ci si riuniva tra amici e parenti per trascorrere del tempo insieme… altra epoca, direbbe qualcuno! Settembre è il tempo in cui, tra tutte le altre, anche la nostra comunità parrocchiale riprende il suo cammino ininterrotto di sequela in un contesto urbano e umano che spinge a far prevalere lo sconforto, il disinteresse e la disillusione, atteggiamenti propri di chi non ha nulla di buono e di bello da aspettarsi e da trasmettere; eppure nel Vangelo torna con insistenza il tema dei vignaioli, della vigna e del lavoro insieme su proposta del Signore che chiama, seppur ad orari diversi, senza alcuna differenza, tutti - “Todos” ci ha ripetuto con insistenza papa Francesco a Lisbona durante la GMG - a collaborare tra gioie e fatiche nella sua vigna. Ecco che la Chiesa intera e questa sua piccola porzione che è la nostra parrocchia è la vigna del Signore, vigna che come ogni vigna poco sopra richiamata, è sì luogo impervio di fatiche e di sforzi ma è anche terra di incontri festivi e gioiosi da condividere; è sì luogo in cui ognuno fa i conti con gli acciacchi e le fragilità ma è anche lì dove si rinnova, nonostante questi acciacchi e fragilità, la chiamata personale del Padrone a non mollare mai nel lavoro; è sì luogo, infine, dove ci si sente comodamente a casa con gli operai di sempre, ma è anche e soprattutto il terreno tanto grande e spazioso in cui ricondurre nuovi operai uscendo fuori dalla vigna, sull’esempio del Signore, per cercare e chiamare altri fino a “l’ultima ora”. Riprendendo la strada possa, dunque, il Signore, padrone della Vigna, farci ancora avvertire la sua chiamata, condurci ad amare questa Sua vigna che è la comunità facendocela sentire e vivere come casa da abitare e insegnarci ad uscire con coraggio e pazienza per invitare e radunare altri e nuovi operai.


di Gabriele Panarello



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