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Verso una società cattiva: come possiamo cambiare rotta?

Con l’avvento della pandemia provocata dal coronavirus siamo cambiati, per certi aspetti, siamo diventati più cattivi. Di ciò però non può essere responsabile solo il particolare momento vissuto con i conseguenti toni accesi della politica e le mosse “azzardate” del governo. Questa nuova cattiveria che, sembrerebbe, il risultato di nuove contrapposizioni sociali (sub culturali, razziali e persino antifemministe), si identifica nel disprezzo e la paura dell’altro e si giustifica dietro comportamenti di prevenzione del contagio. È pur vero, però, che potremmo avere approfittato dell’occasione della diffusione del coronavirus per dimostrare la nostra innata cattiveria. La cattiveria umana di fatto esiste e siamo riusciti persino a comprenderne l'origine comune dandole una spiegazione, chiamata fattore D (Mosaghen et al., 2018)*.

Il fattore D determina la tendenza psicologica ad anteporre sempre i propri interessi, i propri desideri e le proprie ragioni personali rispetto a qualsiasi altra cosa, che si tratti di persone o altre circostanze poco importa. È un tratto della personalità, identificato e misurato in base a nove caratteristiche:

• Egoismo. Inteso come la preoccupazione eccessiva per i propri interessi.

• Machiavellismo. Tipico delle persone manipolatrici, distaccate e dalla mentalità strategica che antepongono sempre i propri interessi.

• Assenza di Etica e senso morale.

•Narcisismo. Inteso come l’ammirazione eccessiva per se stessi e la perpetua ricerca del proprio benessere.

• Superiorità psicologica. Convinzione per la quale le persone sentono di meritare trattamenti speciali, diversi da quelli riservati agli altri.

• Psicopatia. Deficit affettivo, scarsa empatia, insensibilità, tendenza a mentire, impulsività.

• Sadismo. Tendenza a infliggere senza indugio dolore agli altri attraverso aggressioni di vario genere, da quella psicologica a quella sessuale, per riceverne una sensazione di piacere e di dominio.

• Interessi sociali e materiali. Costante ricerca di un tornaconto, sia economico che morale (riconoscimento sociale, successo, acquisizione di beni, ecc…).

• Malevolenza. Propensione al male.

La pandemia, che ci sta colpendo, innesca le sopracitate caratteristiche di personalità, poiché porta in primo piano due condizioni della fragilità umana: l’ignoranza e la presunzione. Ignoranza perché allo stato attuale la scienza non ha la conoscenza necessaria a sconfiggere il virus. Presunzione perché ci credevamo “i padroni del mondo” ed ora scopriamo di esserne abitanti precari. Il fattore D rappresenta dunque un valido strumento psicologico per riconoscere e misurare la cattiveria. Ciononostante vale la pena citare Fyodor Dostoevskij: “non c’è niente di più facile che condannare un malvagio, niente di più difficile che capirlo”. Emblematiche a questo proposito le parole dei genitori di Willy Monteiro, ucciso ferocemente di botte a Colleferro, un piccolo centro laziale, da giovani senza una guida, che hanno detto di aver già perdonato questi ragazzi e di chiedere “giustizia, non vendetta”. Ciò significa maggiore attenzione ai diritti umani e garanzia della dignità della persona, valori che la nostra società ha messo invece in ombra. Solo facendo leva su questi, potremmo riportare sul podio tre sentimenti fondamentali della natura umana oggi sopiti, quali: empatia, umiltà e bontà per la ricostruzione di una società più “altruista”. Tania Chillemi, psicoterapeuta

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