Visitati a casa dal Covid
Raccontare l’impatto psicologico della pandemia non è compito semplice. Vite interrotte dal Covid, pezzi di quotidianità strappati e rapporti umani stravolti da un giorno all’altro. Abbiamo dovuto dire addio alla socialità, agli abbracci, alla bellezza dello stare insieme. Tutti aspetti che potevano sembrare scontati, di cui solo oggi ne riconosciamo l'incommensurabile valore. Da ex "casa COVID" per ben 18 giorni, abbiamo sentito forte la perdita della nostra libertà: Natale, Capodanno vissuti dietro una finestra a guardare che il mondo fuori prova a vivere nella normalità, ma prevale la paura. È ricorrente ascoltare frasi di questo tipo: "oggi farò un tampone, sono raffreddato"; "domani si sposa il mio migliore amico, ma sono seriamente preoccupato e se incontro un positivo?"; "la nostra piccola compirà un anno, ma niente festeggiamenti, non è prudente"… Queste preoccupazioni continue, il pensiero martellante di potersi contagiare, creano un sentimento costante di allerta, che ci fa vivere di ansie continue, riducendo la nostra tollerabilità e accrescendo la permalosità. L’informazione eccessiva, a volte anche fuorviante, non è sicuramente d'aiuto. Tante, troppe le contraddizioni: "è una semplice influenza, ma quello è intubato, quell'altro è morto". L'unica possibilità per superare questa condizione di disagio universale è nel ricorso al nostro senso civico, è nella capacità di assumersi le proprie responsabilità, è nel rispetto dell'altro. Papa Francesco ci ha esortati a sfruttare la pandemia per attuare un percorso di cambiamento. Alcuni esperti in materia rammentano che la corsa al tampone senza sintomi veri è irragionevole, mentre è fondamentale vaccinarsi per contrastare questo virus e depotenziarlo, fino a renderlo solo un semplice raffreddore. Ma il processo è lungo. Si continua a fomentare l'atteggiamento no Vax, se si considera l'altro un pericolo, se si vive nell'egoismo. Sono fermamente convinta che se tutti noi riscoprissimo e condividessimo il vero significato della parola libertà, metteremmo in pratica dei comportamenti più ragionevoli, come vaccinarsi, stare distanziati ma non isolati, continuare a vivere la quotidianità con semplicità senza eccessi; fiduciosi che dal COVID possiamo solo imparare a stare più vicini all'altro senza invadenza e prevaricazione, affidandoci ai progressi nel campo scientifico, diventando più umani. Da ex "casa COVID" è tutto. Un augurio di cambiamento "sanamente" positivo!
di Tania Chillemi, psicoterapeuta
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