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Vivere da cristiani in Colombia tra speranza e sofferenze


"Se avessi compreso anche tu, in questo giorno, la via della pace. Ma ormai è stata nascosta ai tuoi occhi" (Luca 19, 42).

La Colombia è un paese sudamericano bagnato da due oceani, ospita il 50% dei parami (ecosistemi) nel mondo, è considerato il secondo tra i paesi con maggiore biodiversità del pianeta e ci sono molte specie uniche al mondo, che esistono in questo bellissimo posto.

Con tanta ricchezza, con tanta bellezza, però, è uno dei paesi più corrotti e più violenti del mondo. Il desiderio di potere e l'accumulo di ricchezza in poche mani, ha tenuto questa regione dell'America Latina impantanata nella violenza per più di 50 anni. Guerriglieri, paramilitari, traffico di droga inondavano di sofferenza e dolore ogni regione del Paese. Sfollamento, povertà, fame, omicidi hanno generato paura e disperazione. Dopo così tanti anni, un tentativo di pace fallito.

Il governo e la guerriglia tentano ancora una volta di sedersi al tavolo del dialogo di pace. Alla fine del 2016, dopo aspre trattative e un referendum perduto, il governo e la guerriglia delle Farc (Forze armate rivoluzionarie della Colombia) hanno firmato uno storico accordo di pace. Ma il ciclo di violenze in Colombia non si è fermato. Il governo successivo a quello che ha firmato l'accordo di pace non è stato d'accordo con questo evento storico e ha fatto in ogni modo per porvi fine, ricercando il proprio interesse, l'interesse dei potenti, di chi attraverso la paura e la violenza vuole continuare a dominare.

La violenza si è intensificata, con l'assassinio di leader sociali ed ex combattenti smobilitati dalla guerriglia. A causa dell'incertezza e della difficoltà di accettare l'accordo di pace, molti membri degli ex guerriglieri sono tornati alle armi.

Si sono pronunciati i vescovi della Colombia, soprattutto quelli dell'area del Pacifico colombiano, non solo perché il vescovo della diocesi di Buenaventura monsignor Rubén Jaramillo è minacciato di morte, ma anche perché è il luogo in cui la violenza è aumentata di più. Di fronte a questa situazione, il Santo Padre Papa Francesco ha ribadito la sua ferma disapprovazione per questi episodi di violenza e ha espresso la sua vicinanza alle persone che si trovano in mezzo a tanta sofferenza.

La voce della Chiesa che l'accompagna fa sì che le persone che camminano continuino a trovare motivi di speranza, cioè la loro forza e speranza che un giorno non troppo lontano i nemici della pace convertano i loro cuori a Dio che continua a proporre la via della felicità: "Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio" (Matteo 5, 9).

In mezzo a tante sofferenze dovute alla guerra, si spera che molti cristiani continuino a lottare instancabilmente per raggiungere una pace affidabile e duratura, costruita sul perdono e sulla riconciliazione. Perché chi sa perdonare apre le porte della tolleranza, per vivere senza risentimenti, o dubbi, senza differenze politiche e religiose, senza fanatismo. Dobbiamo esserlo costruttori di pace nella logica del vangelo, la logica di Dio che non si stanca mai di prodigare la sua grazia perché la realtà si trasformi e "dove c'era la guerra" inizi a "germogliare la pace".

di Edgar Martin Lopez Gallego Prete a Barrancabermeja


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